
L'universo pare essere programmato nei minimi particolari per la vita. Dimostrare scientificamente l'esistenza di una logica creatrice, al di fuori del caso, non può che avvalorare l'idea di un presunta intelligenza "divina" che fondamentalmente presuppone un'immortalità esistenziale di tutti gli organismi viventi; se esiste un Dio è logico che esiste anche l'anima e tenendo conto che un eventuale Dio, creatore del tutto è immortale, l'anima come Suo prodotto risulterebbe immortale anch'essa.
Certe costanti fondamentali della natura sembrano essere finemente armonizzate per un unico fine, la vita. Se i valori numerici fossero anche solo leggermente diversi l'universo non sarebbe come lo conosciamo e la vita non potrebbe esistere. La cosa sconcertante è che i valori delle costanti e dei rapporti sembrano essere interamente arbitrari. In altre parole tali valori non sono determinati da nessuna legge di natura o legati a particolari proprietà della materia. E' come se le "quantità" e le "interazioni" fossero stati regolate dal caso ma le probabilità che il risultato porti a l'unica soluzione logica per la vita è uno su miliardi di miliardi. Questo paradosso cosmologico è conosciuto come "il problema della regolazione precisa". L'unica spiegazione matematicamente logica è che le regolazioni sono state stabilite con precisione da una intelligenza provvidenziale che ha gestito la materia per il fine unico della vita senza il quale ora non potremmo esistere come esseri viventi.
Secondo le normali leggi della cosmologia l'universo dovrebbe avere una certa età per permettere l'esistenza dell'essere umano; circa 10 miliardi di anni. Tanto ci vorrebbe per generare dalle varie generazioni di stelle la trasformazione dell'elio e dell'idrogeno in elementi più pesanti come il carbonio fondamentali per la vita organica.
Il fisico John Wheeler nel suoi libro "Fisica dello spazio tempo" afferma; "Non si tratta solo del fatto che l'uomo è adatto all'universo, ma l'universo è adatto all'uomo. Immaginate un universo nel quale una o l'altra delle fondamentali costanti della fisica sia alterata di una minima percentuale, l'uomo non potrebbe mai manifestarsi in un universo così. Questo è il punto centrale del principio antropico. Secondo questo principio al centro dell'intero macchinario e disegno dell'universo c'è un fattore vivificante."
Prendiamo come esempio una delle tante forze cosmologiche "tarate" per la vita; il rapporto tra la forza di gravità e l'elettromagnetismo. Oggi questo rapporto è equilibrato "al millesimo di millimetro" in maniera tale da permettere, per esempio, che sul nostro pianeta non verremmo scagliati nello spazio. Non solo, l'equilibrio di queste forze primordiali permette la rotazione, l'andamento stabile delle orbite dei pianteti e riportato nel piccolo, l'equilibrio delle forze che determinano l'aspetto atomico della materia, quindi l'atomo, con i suoi elettroni e protoni che gli ruotano intorno.

Un valore di forza di gravità impercettibilmente più debole dell'elettromagnetismo, diciamo invece di 10 alla 36esima 10 alla 30ensima, porterebbe una rivoluzione su tutto ciò che oggi vediamo; la gravità sarebbe così pesante che nessuna creatura più grande di un insetto (con gambe molto massicce) potrebbe sopravvivere e qualsiasi cosa nell'universo sarebbe molto più piccola, a partire dagli atomi. Questo provocherebbe grandi variazioni molecolari anche sui corpi celesti; ci vorrebbero per esempio un miliardo di volte di atomi in meno per fare una stella. Oggi le stelle si formano quando la forza gravitazionale degli atomi nelle nuvole gassose di idrogeno e elio fanno condensare il gas. Il gas si condensa e produce calore. Tale rilascio di energia porta alla fusione. La fusione spinge il materiale delle stelle verso l'esterno, ma la forza di gravità lo trattiene verso l'interno. Questo equilibrio tra spinta esplosiva e gravità implosiva determina la grandezza "naturale " della massa della stella. La grandezza di una stella deve essere "giusta" per permettere alle sue molecole di gas di incominciare il processo di fusione atomico senza però che tale materia si perda nello spazio esterno al di là della sua massa.
Con una variazione minima della gravità, come riportato nell'esempio precedente (da 10 alla 36esiama a 10 alla 30ensima) la massa di una stella sarebbe più piccola ed incapace di far partire il processo di fusione. La vita di una stella, in questa situazione anomala, invece di 10 miliardi di anni sarebbe di appena di 10 mila e tutte le evoluzioni cosmiche che oggi sono studiate non farebbero in tempo ad esistere; tutte le galassie sarebbero più piccole; non ci sarebbero le orbite dei pianeti che oggi conosciamo, niente soli e quindi niente vita.
Gli scenari possibili potrebbero essere stati vari a seconda dell'equilibrio tra gravità e forza di espansione. Se la gravità fosse stata maggiore, l'universo avrebbe potuto ripiegarsi rapidamente in se stesso senza aver tempo di creare pianeti, stelle e galassie. Le galassie in fasce sarebbero state strutture anemiche imperfette, il materiale processato sarebbe spinto fuori nello spazio invece di essere riciclato in nuove stelle ed in nuovi sistemi planetari come avviene ora. I gas non si condenserebbero in strutture legate in modo gravitazionale e un tale universo rimarrebbe buio ed informe. Se la forza di gravità fosse stata inferiore a quella di espansione l'universo si sarebbe sparso troppo rapidamente per permettere alle stelle e alle galassie di formarsi. La maggior parte della materia si sarebbe ritirata velocemente in enormi buchi neri e le stelle sarebbero troppo vicine tra loro per creare sistemi solari attivi.
La forza di gravità e quella di espansione, sono talmente equilibrate che permettono una lenta ma non troppo espansione del cosmo e questo crea la formazione nel corso di miliardi di anni di tutte le componenti dell'universo compresi i mattoni fondamentali della vita come il carbonio. Nessuno ha ancora eseguito una simulazione che cominci con una singola nube e finisca con una popolazione di stelle. Le prove delle regolazioni precise delle costanti, combinate con l'incapacità degli scienziati di modellare accuratamente il processo della formazione di stelle e galassie, ci può condurre alla conclusione che si richiede qualcosa di più della materia che agisce in accordo a certe leggi fisiche. Deve essere richiesto il globale intervento attivo di un essere supremo; Dio o chi per lui non è necessario solo per ridurre le lacune ma bensì come un fattore fondamentale globale abilitante e coordinante.
"Il nostro universo fu iniziato con un impulso molto ben regolato, quasi esattamente sufficiente da equilibrare la tendenza a decelerare della gravità. E' come sedersi sul fondo di un pozzo e lanciare su una pietra in modo che arrivi esattamente a metà dalla cima, la precisione richiesta è sbalorditiva; dopo qualche secondo dal Big Bang l'equilibrio delle forse cosmiche non è variato per far si che ancora oggi, dopo 10 miliardi di anni, fosse ancora in espansione equilibrata con un rapporto di forse cosmiche che non si è separato dall'unità iniziale."
(Martin Rees "Prima dell'inizio. Il nostro universo e gli altri")